Uno studio di coorte condotto su scala nazionale in Svezia ha evidenziato un’associazione tra l’uso di antidepressivi e un più rapido declino cognitivo nei pazienti con demenza. Pubblicata su BMC Medicine, la ricerca ha analizzato i dati di 18.740 pazienti registrati nel Swedish Registry for Cognitive/Dementia Disorders (SveDem) tra il 2007 e il 2018, valutando l’impatto degli antidepressivi sulla funzione cognitiva e il rischio di demenza grave, fratture e mortalità.
Il 22,8% dei pazienti ha ricevuto almeno una prescrizione di antidepressivi, con gli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI) come classe più diffusa (64,8%). L’uso di questi farmaci è risultato associato a un declino cognitivo più rapido, misurato attraverso i punteggi del Mini-Mental State Examination (MMSE). Tra gli SSRI, escitalopram ha mostrato il maggiore impatto negativo sulla funzione cognitiva (-0,76 punti/anno), seguito da citalopram (-0,41 punti/anno) e sertraline (-0,25 punti/anno). Anche la mirtazapina, un antidepressivo tetraciclico, è stata associata a un peggioramento cognitivo (-0,19 punti/anno). L’effetto è stato particolarmente marcato nei pazienti con demenza grave (MMSE iniziale 0-9).
Oltre alla progressione del declino cognitivo, l’uso di SSRI è stato correlato a un maggiore rischio di sviluppare una demenza severa, oltre che a un incremento della mortalità e delle fratture, con una relazione dose-risposta evidente.
Questi risultati suggeriscono la necessità di una valutazione attenta e continua dell’uso di antidepressivi nei pazienti con demenza, soppesando rischi e benefici per evitare un peggioramento della loro condizione clinica.
BMC Med 23, 82 (2025). https://doi.org/10.1186/s12916-025-03851-3